raffaele solaini
raffaele solaini foto

Di fronte alle prevedibili accuse di aver voluto speculare sulla sofferenza e sulla malattia per accrescere la propria visibilità personale, Oliviero Toscani si è dichiarato semplice reporter: occhio neutro che registra e immortala la realtà. Ambasciator non porta pena. Anzi, a lui andrebbe il merito di aver riproposto all’attenzione dei media un fenomeno sociale allarmante. La strategia difensiva è falsamente ingenua. Un’immagine non è semplice copia del mondo che ritrae, ma scelta di un soggetto e di una inquadratura. Un’immagine ingrandita e sparpagliata su mille muri genera un effetto di amplificazione e di spettacolarizzazione. Una fotografia non è mai innocente, e, per questo, Toscani porta la responsabilità di una doppia violenza.

Violenza innanzitutto contro il dolore individuale provato a causa dell’anoressia. Un dolore profondo, che non vuole riconoscersi e che non si lascia dire. Un dolore che andrebbe tutelato e rispettato anche nelle sue forme di difesa. L’anoressia, però, è una malattia anche sociale, alimentata in particolar modo dal mondo della moda. Sotto questo diverso profilo, contrapponendo inevitabilmente spettacolo a spettacolo, Toscani compie una seconda, salutare, violenza. Propone un’estetica scandalosa.

La moda mette in scena immagini avvolgenti e senza residui, che negano l’esistenza di una realtà ulteriore. Mondi perfetti e chiusi, abitati da manichini innaturali, da bambole che non ambiscono a trasformarsi e che rimuovono la dimensione della corporalità e quanto di umano vi è in essa. Il ritratto della modella anoressica ribalta questa figura prevalente. Esibisce un corpo che è sostanza, che squarcia l’immagine e nega la bellezza. La campagna di Toscani è scandalosa perché mostra una donna che, proprio nel momento del suo decadimento fisico, prende vita all’interno del manifesto nel quale è stata relegata e, pur raggomitolata, rivolge uno sguardo in camera che ci interpella. Il suo sguardo rompe lo specchio.

Quanti criticano Toscani sono mossi da due diversi ordini di ragioni che occorre distinguere, per evitare innanzitutto che la guerriglia culturale e simbolica fra opposti modi di maneggiare le immagini trascuri di considerare l’impatto che può avere su persone particolarmente esposte. Ma anche per fare in modo che, dietro alla protezione della sofferenza, non si celi il meno nobile tentativo di perpetuare il tabù del corpo, che può apparire solo se levigato e privato della sua fisicità. Corpi esibiti in un concorso di bellezza, ma il cui lato B può essere guardato solo dal buco della serratura. Una rimozione che costituisce un’altra forma di violenza, della quale Toscani non è certamente colpevole.

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(Affaritaliani.it ,26-09-2007)